Dopo aver visto "La grande bellezza"come non rinnamorarsi di Roma e di Toni?
"Se Paolo Sorrentino fosse stato un regista greco avrebbe pensato ad un
film su Atene. Paolo ha scelto di ambientare il suo film nella Roma di
oggi, simbolo dell’attuale crisi dell’Occidente, una città con una
complessa storia millenaria. Si avverte la potenza affascinante ed
inquietante delle rovine e del passato, di un’intera civiltà raccontata
sul precipizio di un burrone; Roma è descritta spesso con tinte
surreali, più barocca del barocco stesso che esprime, un luogo
bellissimo, di una bellezza che ferisce e può uccidere. “La grande bellezza”
raccoglie interrogativi, angosce, perplessità, paure e sgomento del
presente, calando il mio e gli altri personaggi nell’atmosfera sopra le
righe di vari ambienti artistico-modaioli ma anche delle bellezze
architettoniche romane. La politica è stata volutamente evitata, forse
perché ne avevamo parlato a sufficienza ne “Il divo”. È una Roma molto
“sorrentiniana”, con momenti di schietta e lucida osservazione della
realtà. Penso ad esempio alla felicità del racconto di certe lunghe
scene di conversazione sulle terrazze d’estate. È una Roma polimorfa
raccontata attraverso toni ed ambienti diversi. Una città che può essere
surreale e barocca ma che viene descritta lucidamente così come è e
come la cronaca la restituisce attraverso l’occhio particolare del
regista che la racconta". T.S